“Ansia”, “adrenalina” e forse un po' di “paura”, sono le parole che si sentono più spesso il primo giorno di scuola, quando agli studenti si pone la domanda: “Se potessi racchiudere in una sola parola l'emozione di oggi, quale sarebbe?”
E' ciò che ho provato il primo giorno, alle porte della mia scuola, dove si catapultavano centinaia di studenti per prendere il banco migliore.
Ma se questo è quasi normale al primo anno, immaginatevi di essere al quarto anno di scuola superiore e di non riuscire a respirare per la tensione, la sensazione delle gambe che tremano e il cuore che batte più che mai: ecco, questa sono io. Tra i volti di tanti studenti stimolati e motivati a incominciare un nuovo anno scolastico e un nuovo percorso, c'era il mio - e immagino quello di chissà quante persone - in preda al panico.
Mi sono chiesta il perché di così tanta tensione, ansia e paura, e ho cercato di darmi una risposta, una risposta che non è tardata ad arrivare.
Vedendo le porte della scuola spalancarsi di fronte a me, mi sono sentita schiacciata da tutto ciò che nei prossimi mesi avrei dovuto subire: interrogazioni, compiti in classe, verifiche a sorpresa e chissà quanto altro, e da lì è partito tutto.
Molti definiscono questo lungo periodo una sorta di infinito e soffocante loop, che ogni anno torna più forte di prima ed effettivamente... come dargli torto? Orari, sveglie, continue pressioni e le giornate che si accorciano sempre di più.
Io vorrei una scuola che facesse sentire ascoltati gli studenti, non lasciati in disparte e tenuti fuori discussione perché troppo giovani per capire le dinamiche del mondo esterno.
Vorrei una scuola attenta alle esigenze e ai bisogni dei propri studenti,
vorrei una scuola presente e attiva nella vita di ogni ragazzo,
perché la scuola deve essere un luogo dove imparare a vivere, non ad avere paura.
Quando ho visto Reimagine Education mi sono sentita meno sola perchè ho capito che non sono l'unica con questi pensieri, ma anche e soprattutto perchè scuole come quella che io vorrei in Italia già ci sono.
Allora tengo duro e a tutti quelli che - come me - si sentono troppo sotto pressione o inadeguati dico "Coraggio, non vergogniamoci di quello che siamo, non c'è niente che non va. Troviamo il modo di tirar fuori la parte migliore di noi e anche di mostrare le nostre debolezze. Se siamo in difficoltà parliamone con gli amici, con il nostro professore preferito, con il compagno di banco. Insieme sarà meno difficile!"
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